mercoledì 23 maggio 2012

sempre in fatto di previsione

In arrivo un terremoto distruttivo al Sud Italia. Era stato previsto quello al Nord.




di Mina Cappussi -
Ma allora perché la popolazione non viene messa al corrente del pericolo? Non è un diritto dei cittadini decidere del proprio futuro? La Commissione Grandi Rischi sapeva che ci sarebbe stato un terremoto nel Nord Italia già da marzo, su due studi uno era allarmante. Invece ben tre studi su tre indicano un terremoto distruttivo al Sud.
(UMDI - UNMONDODITALIANI) C’è da preoccuparsi, e non poco, per gli effetti di un terremoto di forte intensità che interesserà il Sud Italia nei prossimi mesi. Lo assicura il direttore del Centro Enea di Bologna, Alessandro Martelli, in un'intervista Antonio Amorosi pubblicata su Affari Italiani. L’esperto spiega che il sisma che si è verificato nei giorni scorsi in Emilia era stato ampiamente previsto e nella riunione del 4 maggio scorso, solo quindici giorni prima dell’evento, si era discusso delle azioni da intraprendere per tutelare eventualmente la popolazione e ridurre al minimo i danni. Se ne era parlato, ma in realtà non era stato fatto nulla di tutto questo.
Gli esperti se ne erano stati zitti, senza avvisare nessuno, convinti, dall’alto della loro scienza, di poter decidere della vita o della morte delle persone. Perché magari qualcuna delle sette vittime avrebbe potuto scegliere di andarsene, di non voler mettere a repentaglio la propria vita e quella dei propri familiari. Avrebbe potuto decidere di fare un viaggio…..Sono solo ipotesi, per carità, ma è terribile sapere che altri erano a conoscenza di quello che sarebbe accaduto e nessuno si è p reso la briga di avvisarti.
“Il terremoto in Emilia - ha precisato Martelli - era stato previsto. Ci sono dei “cosiddetti” strumenti di previsione che sono utilizzati in diversi Paesi. In Italia li fa l’International Centre for Theoretical Physics (ICTP) e l’Università di Trieste. In base al verificarsi di possibili anomalie nelle tre zone italiane, Nord, Centro e Sud vengono emessi degli allarmi. E’ un po’ come misurare la temperatura corporea e vedere se hai la febbre.
In marzo, dunque, è stato diramato un allarme per la zona Nord perché era stato stimato un movimento del terreno di magnitudo maggiore del 5,4. C’erano notevoli probabilità che a Nord sarebbe arrivato un terremoto. La regione allarmata era questa anche perché c’erano stati terremoti vicini, nel Garda, nel veronese, poi a Parma. L’algoritmo dell’analisi mostrava che era fortemente probabile”.
E come mai nessuno lo sapeva? La domanda nasce spontanea.
“Si tratta di metodologie sperimentali. Gli allarmi non vengono divulgati ma comunicati a un gruppo di esperti nazionali. Nella Commissione Grandi Rischi si sapeva, ne abbiamo proprio parlato il 4 maggio. Se ne discusse anche perché questo tipo di analisi non sono accettate da tutti i sismologhi. Io posso solo dire che la Commissione Nazionale Grandi Rischi era informata dai primi di marzo. In Emilia potrebbero esserci ancora altre scosse, ma l’intensità non è certa. Potrebbe trattarsi di assestamenti, ma anche di una ulteriore scossa elevata. Certo non era possibile evacuare delle zone per mesi, ma io dico che gli allarmi devono servire a verificare le strutture strategiche, e organizzare la protezione civile, informare la popolazione su come si deve comportare.
Più del Nord adesso però mi preoccupa il Sud. Per il Nord c’erano stati due studi. Uno allarmava per un eventuale terremoto e l’altro no. Ed è arrivato il terremoto in Emilia. Per il Meridione, invece, esiste un allarme più grave in arrivo perché lì sono stati applicati tre modelli di studio. Tutti e tre danno l’allarme rosso. Quindi questo preoccupa oltretutto perché prefigura un eventuale terremoto molto violento.
Oltretutto non dobbiamo dimenticare che nel Sud Italia sono ubicati stabilimenti che utilizano e stoccano sostanze potenzialmente pericolose in elevate quantità. Sono impianti chimici, ci sono stabilimenti che contengono serbatoi di gas naturale liquefatto (Liquefied Natural Gas o LNG), altri serbatoi di stoccaggio di grandi dimensioni, rigassificatori…Il problema è che le scelte progettuali degli impianti sono state lasciate ai gestori e, generalmente, non è noto, per i diversi stabilimenti, se e quali criteri antisismici siano stati adottati. Poi c’è il rischio da maremoto, evento raro, ma non impossibile e che, quando si verifica, è devastante: questo rischio appare del tutto trascurato negli impianti chimici italiani situati in prossimità delle coste, e in aree sismiche come ad esempio a Milazzo o se penso ai serbatoi sferici situati a Priolo-Gargallo,sono alquanto pessimista e preoccupato. Manca In Italia una specifica normativa per la progettazione antisismica degli impianti chimici”.
Insomma, ritorna quanto mai attuale l’annosa questione sulla prevedibilità o meno dei terremoti. A sentire il direttore del Centro Enea di Bologna, Alessandro Martelli, la prevedibilità è una cosa seria, sebbene manchino ancora dati e studi specifici che consentano di rilevare esattamente il momento e l’ubicazione di un terremoto. Però un’informazione alla popolazione si potrebbe fare, non allarmismo, ma indicazioni e precauzioni su come comportarsi dovrebbero essere divulgate in tute le aree oggetto di studio. Magari se in Molise avessero saputo che era in arrivo un terremoto non avrebbero inaugurato a cuor leggero la sopraelevazione in cemento armato di una scuola in laterizio. Se l’avessero saputo in Abruzzo probabilmente molti studenti universitari si sarebbero presi un periodo di ferie, anche un anno sabatico, magari. Meglio ancora. Le istituzioni preposte avrebbero presoin più seria considerazione le proteste degli studenti circa le crepe e le lesioni presenti nella Casa dello Studente, quella che è crollata per prima uccidendo tanti giovani. Chissà se le mamme e i papà degli studenti uccisi avrebbero voluto sapere quello che stava succedendo, chissà, forse avrebbero preferito un anno di corso in più e poter, ancora oggi, riabbracciare il proprio figlio. Forse i genitori di Elvio Romano, un esempio per tutti, avrebbero premuto per la verifica sismica della casa in cui dimorava il loro ragazzo, forti dell’esperienza delle mamme di Bojano, grazie alle quali, e solo grazie al loro coraggio, tutte le scuole di Bojano sono state chiuse prima che si potesse verificare un terremoto come quello di San Giuliano di Puglia. Sono tutte ipotesi, d’accordo, ma chi può arrogarsi il diritto di decidere sulle nostre teste e di fare delle scelte al posto nostro?

Ed ecco l'intervista integrale al prof. Alessandro Martelli curata da Antonio Amorosi  così come pubblicata su Affari Italiani:

Il sisma emiliano era prevedibile
Attenti alle anomalie al sud

Lunedì, 21 maggio 2012 - 08:41:00 - di Antonio Amorosi
 
 Il terremoto che ha colpito domenica 20 Maggio l’Emilia Romagna e ucciso 7 persone era prevedibile per una serie di anomalie analizzate. Lo rivela un‘intervista fatta al professore Alessandro Martelli, Direttore del Centro Enea di Bologna. L’ingegnere sismico, apprezzato esperto di fama nazionale e non solo, rivela un rischio ulteriore molto più grave che potrebbe adesso colpire il sud

Direttore, era prevedibile il terremoto in Emilia? Ci sono state analisi precedenti?
Si, era stato previsto. Ci sono dei “cosiddetti” strumenti di previsione che sono fatti in diversi Paesi, in Italia li fa l’International Centre for Theoretical Physics (ICTP) e l’Università di Trieste. In base al verificarsi di possibili anomalie nelle tre zone italiane, nord, centro e sud vengono emessi degli allarmi. E’ un po’ come misurare la temperatura corporea e vedere se hai la febbre.

E sono stati emessi allarmi?
Si, in marzo è stato diramato un allarme per la zona nord perché era stato stimato un movimento del terreno di magnitudo maggiore del 5,4. C’erano notevoli probabilità che a nord sarebbe arrivato un terremoto. La regione allarmata era questa anche perché c’erano stati terremoti vicini, nel Garda, nel veronese, poi a Parma. L’algoritmo dell’analisi mostrava che era fortemente probabile.

E come mai nessuno lo sapeva?
Si  tratta di metodologie sperimentali. Gli allarmi non vengono divulgati ma comunicati a un gruppo di esperti nazionali . Nella Commissione Grandi Rischi si sapeva, ne abbiamo propria parlato il 4 maggio.

E cosa è stato fatto in proposito per preparare all’evento?
Se ne discusse anche perché questo tipo di analisi non sono accettate da tutti i sismologi. Io posso solo dire che la Commissione Nazionale Grandi Rischi era informata dai primi di marzo.

Sono previste altre scosse in Emilia?
Non si può dire. Ha ragione Gabrielli (Capo del Dipartimento della Protezione Civile, ndr) che bisogna attendere e stare attenti. Ci potrebbero essere solo scosse di assestamento come scosse più forti. Non occorre arrivare a conclusioni senza avere tutti gli elementi.

Ma cosa bisognerebbe fare in questi casi?
Non si possono immediatamente evacuare delle zone per mesi ma di sicuro si può verificare le strutture strategiche,  e organizzare la protezione civile, informare la popolazione su come si deve comportare.

Ma che sia andata come è andata… non l’allarma?
Certo! Più del nord adesso però mi preoccupa il sud. Per il nord c’erano stati due studi. Uno allarmava per un  eventuale terremoto e l’altro no. Ed è arrivato il terremoto in Emilia. C’è un allarme per il sud più grave in arrivo perché lì sono stati applicati tre modelli di studio. Tutti e tre danno l’allarme rosso. Quindi questo preoccupa oltretutto perché prefigura un eventuali terremoto molto violento.

Ma lei non aveva denunciato tempo fa che in Italia, al sud, esistono stabilimenti industriali potenzialmente soggetti a rischio di incidente rilevante in caso di terremoti?
Si, hanno sostanze potenzialmente pericolose in elevate quantità. Sono impianti chimici, ci sono stabilimenti che contengono serbatoi di gas naturale liquefatto (Liquefied Natural Gas o LNG), altri serbatoi di stoccaggio di grandi dimensioni, rigassificatori…

Ma qual è  il problema tecnico di questi impianti?
Il problema è che le scelte progettuali degli impianti sono state lasciate ai gestori e, generalmente, non è noto, per i diversi stabilimenti, se e quali criteri antisismici siano stati adottati. Poi c’è il rischio da maremoto, evento raro, ma non impossibile (vedi l'incidente di Fukushima, ndr) e che, quando si verifica, è devastante: questo rischio appare del tutto trascurato negli impianti chimici italiani situati in prossimità delle coste, e in aree sismiche come ad esempio a Milazzo o se penso ai serbatoi sferici situati a Priolo-Gargallo, sono alquanto pessimista e preoccupato. Manca In Italia una specifica normativa per la progettazione antisismica degli impianti chimici.

 E questi sono alcuni dei commenti su facebook


 

mercoledì 16 maggio 2012

il caso Giuliani

Il caso Giuliani:
 CIARLATANO … O  “SCIENZIATO”?
Giampaolo Giuliani, tecnico presso l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, nei Laboratori del Gran Sasso, è stato forse l’uomo più osannato ma anche il più criticato in occasione del terremoto dell'Aquila avvenuto il 6 Aprile 2009.
I ricercatori dell’INGV sostengono che non hanno mai potuto accertare la veridicità delle previsioni di Giuliani poiché tutti i dati in suo possesso non sono mai stati resi pubblici.
D’altro canto Giuliani sostiene di essersi sempre accostato agli scienziati per informarli delle sue ricerche e dei suoi studi ma che nessuno lo ha mai preso in considerazione; ecco perché non esistono delle pubblicazioni scientificamente accettate che attestino le sue scoperte.
In un’intervista Giuliani afferma:
“Sono in contatto con i russi e con gli americani. In particolare con i ricercatori della NASA stiamo collaborando: io gli sto mandando i miei dati, loro mi mandano i loro. Ci sono forti correlazioni - incredibile, non si sarebbe mai detto - tra le osservazioni fatte da loro, dal satellite, e le mie fatte da terra."
Secondo i suoi studi effettuati sul campo è possibile la previsione dei terremoti con sufficiente anticipo. Alla base della sua ricerca vi è l'analisi di un gas particolare, il “radon”. Il radon è un gas radioattivo, incolore e inodore, che si libera dalle fratture sviluppatesi in prossimità di un evento sismico.
Articolo pubblicato il 30 marzo 2009 da InAbruzzo.
 Giuliani ha dedicato anni ai suoi studi sui terremoti e oggi ottiene quelli che giudica risultati chiari dai suoi rivelatori grafici che, da lui interpretati, sono abbastanza eloquenti. La scienza ufficiale nicchia e tentenna. Ma lui procede imperterrito. E’ apprezzabile la sua dedizione totale alla ricerca che lui ritiene valida, documentata, sperimentata. Un uomo che crede in ciò che fa e lo fa da solo, spesso contro tutti. Si dice che è rispettabile colui che almeno crede in se stesso, quando ne ha motivo. Giuliani è convinto, tenacemente convinto di avere mille buoni motivi. La scienza ufficiale è scettica? Benissimo, lo è stata anche altre volte, forse troppo arroccata su certezze che possono - ad un tratto - vacillare. Come per un sisma magnitudo 4. Cerchiamo tutti di non essere nè creduloni, nè ciecamente negazionisti. Spesso la verità sta in mezzo e, comunque, noi crediamo fermamente e unicamente che stia nei fatti. Senza fretta nè emozioni devianti, atteniamoci ai fatti.”
E questo è quanto veniva pubblicato nel forum Continua lo sciame sismico all’Aquila – in Abruzzometeo forum:
Secondo il fisico Pulvirenti, laureato all'Università di Catania e dottorando in tale ateneo, la questione radon è ancora piuttosto dibattuta: infatti la sua emissione durante gli eventi sismici dipende sia dalla eccessiva permeabilità del suolo sia dalla sua concentrazione all'interno delle falde acquifere. Dai dati raccolti da Healt Physis novembre 2006, la regione abruzzese, e in particolare i territori comprendenti Campo Imperatore, Villetta Barrea e Caramanico Terme, risulta essere una regione ad alta concentrazione di questo gas. Oltretutto questa tipologia di gas, dovuta al decadimento dell'uranio, sembrerebbe venire emessa sia da faglie attive che inattive, sia in corrispondenza di attività sismica che in prossimità di intensificazione.
“Possiamo tuttavia affermare con certezza che un aumento di concentrazione del suddetto gas può solamente metterci in allarme ma non può fornire indicazioni precise sul luogo e sull'intensità del fenomeno che sta per generarsi: è quanto affermato dagli studiosi dell’INGV, secondo cui "i gas liberati improvvisamente dal terreno e captati dai rilevatori sono al massimo un indizio, forse utile, ma più spesso ingannatore". “Quelle di Giampaolo Giuliani, il tecnico famoso per le sue analisi sismiche basate sul radon, sono post-visioni e non previsioni”: è la dura accusa mossa dal dirigente dell’INGV, Antonio Piersanti.
“Stanotte il forte terremoto che ha colpito l'Aquila.
Ho appena saputo dell'accaduto dalle notizie cinesi, perchè i giornali online italiani erano ancora tutti con la prima pagina sul missile Coreano!!! Le fonti cinesi oltretutto non parlano però di una scossa di magnitudo solo 5.8 della Richter ma addirittura di magnitudo 6.7!!!
D'istinto, facendo mente locale, mi sono ricordato che tutto ciò era stato AMPIAMENTE PREVISTO nei giorni scorsi. Sulla questione, il responsabile della Protezione Civile Bertolaso, mi ricordo però come si scagliò contro, testuale "quegli imbecilli che si divertono a diffondere notizie false", chiedendo una punizione esemplare. (leggi Corriere della sera del 1° Aprile).
Il "pazzo" era un certo Giuliani del Laboratorio Nazionale del Gran Sasso, uno dei nostri massimi laboratori scientifici. Ora il terremoto, ampiamente previsto, si è dimostrato in tutta la sua potenza, fa paura il fatto che sia accaduto alle 3.32, in piena notte e con tutte le famiglie in casa a dormire.
Dopo l'emergenza, ci sarà da capire perché la Scienza non sia stata presa sul serio, visto che avrebbe potuto evitare molte delle molte vittime di quest’autentica catastrofe. Proprio ora su Rainews 24, la Protezione Civile ha confermato che è stato un Terremoto IMPORTANTE, esattamente come previsto da Giuliani…”
Nonostante queste polemiche, sono molti i ricercatori che studiano il gas radon e la possibilità di utilizzare la misurazione di questa sostanza per prevedere terremoti. All'Università di Bari sono state realizzate 25 centraline per la misurazione del gas, ma il progetto è attualmente fermo per mancanza di fondi. Pier Francesco Biagi, insegnante di Fisica presso l'ateneo pugliese, da anni si sta dedicando allo studio del radon e ritiene che “i sistemi per prevedere un terremoto già esistono, ma mancano i soldi per perfezionarli”.
Sempre in termini di previsione del sisma, in passato sono stati condotti anche degli studi sulla conduttività del suolo: le zone interessate presentavano deboli variazioni del campo elettromagnetico e delle onde radio e i molteplici successi in campo hanno portato all'utilizzo di apparecchiature di monitoraggio dette “Van” che hanno prodotto risultati interessanti spalancando la strada alla possibilità di prevedere i terremoti.
In tal senso “veri modelli previsionali si stanno perfezionando, - come affermato da Gianpaolo Cavinato, ricercatore dell'Istituto di geologia ambientale -  anche grazie alle tecniche di rilevazione digitale. Ma piaccia o non piaccia si tratta di modelli sostanzialmente statistici, che vengono affinati man mano che si realizzano questi eventi".
Quindi, per ora, l'unico modo per prevenire sarebbe quello di costruire vere strutture antisismiche ed insegnare i comportamenti da adottare in caso di sisma.
Ma così scriveva Alberto Fattori, AFFARITALIANI.it, Lunedí 06.04.2009 08:48: 

Ormai è dal 16 Gennaio che si susseguono scossette nell'aquilano. La più forte di 2.9 M. Anche essendo piccole si sentono abbastanza forti e fanno un boato pauroso. Sarà per l'alta amplificazione del sottosuolo aquilano...bo...
Cmq sembrera strano ma stanno prevedendo quasi tutte le scosse grazie all'osservazione di un gas, il radon che esce più abbondante dalla crosta terrestre in prossimità di un terremoto. Sistema di previsione scoperto da un italiano e più precisamente un aquilano, Giampaolo Giuliani. Il radon è studiato da tempo come precursore ma non è riconosciuto dalla scienza ufficiale come tale. Tuttavia il tecnico aquilano sostiene di aver elaborato un modello attraverso il quale si riesce a prevedere le scosse.
La sala sismica è stata realizzata e brevettata da Giampaolo Giuliani, che è in servizio presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso(INFN), e prevede i terremoti in un ampio raggio d'azione con un anticipo compreso tra le 6 e le 24 ore ed un attendibilità superiore all'80%. Il sistema è stato collaudato dal Dipartimento di Ingegneria delle strutture, delle acque e del terreno (Disat) dell'Università dell'Aquila. Il sistema di previsione si basa sul monitoraggio attraverso 5 stazioni, del gas radioattivo, il radon, che fuoriesce normalmente dalla crosta terrestre, ma che tende ad aumentare in prossimità di un terremoto. L'idea di creare una rete di monitoraggio per prevedere terremoti nasce nell'ottobre 2002, quando Giuliani osserva segnali intensi ed anomali nel grafico che misura il radon. Convinto che si tratti di un evento eccezionale, avverte i colleghi che invece pensano ad un guasto e consigliano di spegnere la macchina. Ma Giuliani non spegne, e anzi registra picchi sempre più rapidi e violenti fino alla tragica scossa che ha sconvolto il Molise.
Dal 2002 ad oggi molti passi in avanti sono stati fatti e sono interessate al progetto Università italiane e statunitensi oltre alla Caen, società leader nella produzione di dispositivi elettronici per i maggiori esperimenti di fisica del mondo.
Cosa ne pensate di qst sciame sismico a L'Aquila? la gente ora è piuttosto preoccupata, ci sono state 170 scosse dall'inizio dell'anno di cui circa 25 avvertite.

lettere dal terremoto

LETTERE DAL TERREMOTO


«GENTE PER STRADA, IN LACRIME» - Uno studente dell'università dell'Aquila, che divide un appartamento con degli amici, parla di una situazione «allucinante». «Domenica sera c'erano state due scosse, una verso le 22.30, un'altra verso l'1.20 ma la situazione sembrava tranquilla. Siamo andati a dormire, poi alle 3.32 una scossa fortissima: sono iniziati a cadere dei quadri e la roba che stava sugli scaffali, la televisione tremava. È durata 15-20 secondi - racconta -. Ho accertato che in casa stessimo tutti bene, poi, siamo usciti dall'appartamento. Per le scale c'era fumo, nebbia, erano caduti calcinacci, vetri, la gente era in strada, molti in maglietta e pigiama nonostante il freddo perché avevano lasciato di corsa la casa». «Lungo la strada per arrivare al centro - prosegue - ci siamo accorti che c'erano case venute completamente giù, palazzine a terra, e alcuni amici ci hanno detto che la Casa dello studente era in parte crollata: ci siamo preoccupati perché ci abitavano alcuni nostri amici, quindi, ci siamo diretti lì e c'era tanta gente in strada, in lacrime. Noi siamo stati fortunati, la casa dove abitavamo era una costruzione recente e ha retto. Comunque, vista la situazione, siamo tornati un attimo lì a prendere l'indispensabile e siamo partiti con l'auto di un mio amico per ritornare a casa. Per ora io e i miei amici abbiamo preferito rientrare a casa, la paura è stata tanta».

Grazie a Michele per aver pubblicato questa lettera. Vale più di qualsiasi filmato, intervista e servizio televisivo. E’ vero, si è fatto tanto e si sta continuando a fare, ma a volte quello di cui si ha veramente bisogno è trovare qualcuno che ascolti, che “senta” davvero il disagio, a cui magari raccontare o soltanto scrivere della paura nascosta o dell’angoscia di un ricordo. Questa lettera ha voluto superare tutti i confini per arrivare ad ognuno di noi, una richiesta che non ha bisogno di numeri verdi e/o linee per raccolta fondi. Una richiesta di complicità, di sostegno, di comprensione, di vicinanza concreta.


Il 6 aprile ero a l’Aquila, in centro a casa della mia ragazza; quando la terra ha incominciato a tremare, ho solo abbracciato Angela; dopo pochi secondi è iniziato a crollare il soffitto; finita l’interminabile scossa, la polvere rendeva impossibile la vista e complicava la respirazione; usciti di casa completamente bianchi dalla polvere abbiamo preso la macchina, era una delle poche a non aver subito danni, siamo andati in piazza aspettando la luce del giorno; alle sette a piedi siamo tornati in centro, illuminata dal sole la città appariva davanti ai miei occhi con tutta la sua tristezza e desolazione, in quegli istanti ti rendi conto di quanto sei  impotente…non siamo niente. Sono entrato in camera per recuperare delle cose e ho notato che a 30 cm dal letto dove dormivo c’era una poltrona completamente nascosta da pezzi di soffitto troppo grandi.
In questi giorni ho raccontato la mia storia a molta gente e tutti mi dicono che sono fortunato ad essere ancora vivo, ma io faccio fatica a pensarla così…quella notte ho perso quattro amici e parte di me. Da quella notte faccio fatica a dormire e a volte tremo anche se non c’è il terremoto (premetto che io non avevo paura del terremoto, nè prima nè dopo quella notte, e non ho paura ora che la terra continua a tremare, la paura non è un’ emozione che si può controllare, o c’è o non c’è, ma non possiamo farci condizionare troppo la vita da questo cazzo di terremoto) ma quando chiudo gli occhi o penso, rivedo delle scene che vorrei non aver mai visto e poi vedo i volti dei miei cari amici.  Maurizio.

Maurizio,
la tua sterminata lucidità e franchezza, l’aprire il tuo cuore per raccontarne il subbuglio, quel tuo “non siamo niente”, inducono a dedicarti un pensiero. Vorrei che ti giungesse anche il mio incoraggiamento e che insieme a quello degli altri, in qualche maniera, si potesse spezzare quel silenzio di cui ci parli e che tanto stai combattendo. Nell’attesa di continuare ad avere notizie tue e della realtà in cui vivi, ti prego di accettare questo mio semplice buonanotte. Con il cuore.
Caro direttore,

la vigilia di Natale la trascorrevamo nel tinello, che era il cuore della nostra casa di via 20 settembre 79. L’unica parte non travolta dal crollo. La sera del 24 Antonella ed Alessandra apparecchiavano la tavola e vi ponevano al centro rametti di pino ed agrifoglio illuminati dalla fiammella di una candelina rossa che ardeva per tutta la cena. In un angolo del tinello mia moglie Patrizia allestiva un grazioso presepe che a mezzanotte risplendeva per la presenza di Gesù bambino.  
Oggi, in quella stanza dalle pareti squarciate dal sisma, regna vento e neve. Sulla tavola, se è rimasta, dovrebbe esserci ancora qualche piccola traccia dell’ultima nostra cena insieme: chissà, forse la tovaglia o forse qualche piatto e qualche posata. Sola testimonianza di una famiglia che si amava e si ama e che la notte di Natale si raccoglieva attorno al presepe come ad una cattedra di vita da cui costantemente apprendeva che, unita nell’amore per il Signore, la famiglia è al centro della vita e della società e costituisce un naturale attrattore dell’amicizia sia degli angeli che dei pastori. Nell’umiltà, nella letizia, nel disagio.
Scrivo da un ospedale, dopo un delicato intervento chirurgico. So di non essere solo. Trascorrerò questo Natale, così come quelli che ancora il Signore mi concederà, con Patrizia, Antonella ed Alessandra che sono ora nella vera vita. A mezzanotte mi sussurreranno, come sempre: buon Natale papà.

si possono prevedere i terremoti?



Si possono prevedere i terremoti?
In un anno si verificano un milione di scosse di terremoto e vi sono zone in cui la sismicità è più intensa e frequente che in altre. Se si volesse intendere la precisione del tempo, dell’intensità e del luogo in cui si verificherà il sisma, ciò è assolutamente impossibile (o quasi).
Tra scienza e mistero
Cronache anche molto antiche riferiscono di pretese previsioni di terremoti da parte di esperti, attraverso l’analisi di fenomeni naturali che oggi vengono ritenuti poco significativi: molto probabilmente non si trattò di previsioni vere e proprie, ma solo di coincidenze fortuite. Di recente però la previsione sistematica e razionale dei terremoti è uscita dalla sfera della magia e della approssimazione per entrare in quella della sperimentazione scientifica ottenendo anche qualche discreto successo. Chiarito che l’analisi di alcuni fenomeni fisici come il ripetersi regolare dei sismi in una determinata località, l’allineamento dei pianeti o il comportamento strano di alcuni animali non poteva essere utilizzata per prevedere lo scatenarsi di un sisma, si pervenne al convincimento che fosse indispensabile raccogliere sul territorio dati fisici continuativi e molto precisi per centrare l’obiettivo. Fu allora varato un piano di ricerca molto particolareggiato che richiedeva misure di gravità e di conducibilità elettrica delle rocce, rilevazione di onde sismiche di minima intensità e spostamenti anche insignificanti del terreno.                                                                             
La svolta degli americani
Gli Americani non solo approfondirono le indagini sul campo ma le trasferirono in laboratorio dove le rocce vennero sottoposte a forti compressioni. Si notò, in seguito a questi esperimenti, che prima che si verificasse la frattura definitiva, la roccia si dilatava per il formarsi di piccole crepe al suo interno. Questa dilatazione generava un aumento della conducibilità elettrica e un rallentamento delle onde ad alta frequenza. Gli stessi fenomeni vennero riscontrati sul territorio. Si formò quindi fra i fisici il convincimento che l’apertura di piccole fratture all’interno delle rocce avrebbe provocato l’infiltrazione di aria ed acqua con conseguente variazione di alcuni parametri fisici. L’aumento di volume delle rocce causato dalla fessurazione spiegava anche il sollevamento e l’inclinazione del terreno osservati prima del verificarsi di alcuni sismi. Si era anche notato, all’approssimarsi del terremoto, un aumento nell’aria di radon (un gas radioattivo prodotto dalla disintegrazione spontanea di alcuni metalli) la cui quantità evidentemente aumentava in seguito alla fessurazione che consentiva una più ampia fuga di questo elemento dalla roccia.
…e in Cina?
Nel 1966 i Cinesi avevano subìto due terremoti successivi che avevano creato danni incalcolabili in una regione a sud-ovest di Pechino e il presidente Chou En-lai decise di organizzare un’intensa campagna per la previsione dei terremoti nelle regioni più a rischio del Paese. L’Ufficio Sismologico Nazionale di Pechino nell’inverno del 1975 invitò gli abitanti della zona circostante il grande porto industriale di Yingkow nella Cina ad abbandonare in tutta fretta le abitazioni perché di lì a poco si sarebbe verificato un terremoto di forte intensità.  La previsione si dimostrò esatta e salvò migliaia di vite umane.  L’anno seguente in una regione posta a pochi kilometri di distanza furono osservati alcuni possibili segni premonitori ma, non si riuscì a dare l’allarme con tempestività. Il terremoto si verificò all’improvviso devastando un’ampia regione densamente abitata e provocando un numero di vittime che le autorità cinesi tentarono di tenere nascosto ma che presumibilmente fu di oltre 650.000 unità.  Nonostante qualche successo, bisogna tuttavia riconoscere che la previsione e il controllo dei terremoti hanno dato finora risultati deludenti e contraddittori: si sono registrati casi in cui alcuni segni ritenuti premonitori non hanno dato seguito ad alcun terremoto mentre altre volte si è verificato un evento sismico di forte intensità senza che lo stesso sia stato preceduto da alcun segno premonitore. La difesa dai terremoti, per il momento, rimane quindi la prevenzione attraverso l’applicazione di norme antisismiche da osservare scrupolosamente e la creazione fra la popolazione di una vera cultura del terremoto intesa come capacità di convivere con questa manifestazione della natura senza drammi e catastrofismi.  Per quanto riguarda la previsione e la prevenzione, i sismologhi di tutto il mondo si dicono ottimisti. Essi sono convinti che non è lontano il giorno in cui la popolazione sarà avvertita per tempo dell’imminenza di un terremoto e potrà portarsi all’aperto in luoghi sicuri dove, passata la scossa, potrà fare ritorno nelle proprie case (che nella maggior parte delle situazioni non avranno subito danni) e lì attendere in tutta tranquillità le consuete scosse di assestamento.

calcolo dell'epicentro

Come si calcola l’epicentro di un terremoto?
Per epicentro  si intende quel punto della superficie terrestre posto esattamente sulla verticale condotta dall'ipocentro (che è il punto nel quale ha avuto origine il terremoto al di sotto della crosta terrestre). È l'epicentro il luogo dove il terremoto causa i danni maggiori.

La distanza tra l'inizio dell'onda P prima e la prima ondata S ci dice di quanti secondi le onde sono separate. Questo numero sarà usato per dire a che distanza si trova  il sismografo dall'epicentro del terremoto.
Per individuare un terremoto, sono necessari i dati di almeno tre stazioni sismiche. Il processo è noto come triangolazione. Il sismometro registra il tempo in cui il P e onde S arrivare alla stazione di registrazione. Le onde P viaggiano più velocemente attraverso la terra che le onde S e così arrivare alla stazione sismometro prima che le onde S e vengono registrati dal sismometro prima. La differenza di tempo di arrivo fra i due tipi di onde sismiche possono essere utilizzati per calcolare la distanza di epicentro del sisma dal sismografo, come il più lontano un terremoto, maggiore è il tempo di ritardo tra la rilevazione delle onde S rispetto al Le onde P (immaginate due auto da corsa uno contro l'altra. Entrambi partono allo stesso tempo, dallo stesso luogo, ma una macchina ha una velocità leggermente più alta dell'altra macchina. In un primo momento saranno abbastanza vicini tra loro, ma più la gara va avanti (con l'aumentare del tempo / altri si spostano), la vettura più veloce otterrà sempre più lontano, dalla macchina più lenta). Sulla base delle proprietà della crosta, e molte prove, un sismologo in grado di calcolare da una stazione la distanza di un terremoto è basata solo sul tempo di ritardo SP.

DE = x DeltaT (VP - VS) / (x VS VP)

Dove:
DE = Distanza all'epicentro (km)
DeltaT = Differenza tra P e S-wave orario di arrivo (s)
VP = velocità delle onde P (km / s)
VS = S-wave velocity (km / s)

Quindi si può tracciare su una mappa un cerchio di raggio pari alla distanza l'epicentro intorno alla stazione sismografo. Questo viene quindi ripetuto per Le altri due stazioni sismometro e il punto in cui i tre cerchi si intersecano è la posizione dell'epicentro terremoti.
La suddetta procedura viene comunemente automatizzata utilizzando computer e tecniche numeriche in modo che un gran numero di differenti episodi sismici possono essere trattati in modo efficiente.Va notato che questo è un processo imperfetto, deve essere effettuata sul materiale attraverso cui le onde sismiche si spostano per valutare la loro velocità.
Per scoprire le diverse metodologie ci si è anche basati esperienze offerte dai test nucleari, di cui era noto fin dal principio l’ipocentro.



misura dell'intensità dei terremoti



Intensità dei terremoti:
la scala Richter e la magnitudo Mercalli



L'intensità dei terremoti viene misurata mediante due scale che corrispondono agli effetti del terremoto sul territorio (scala Mercalli) e all'energia liberata dal sisma (magnitudo Richter).
La scala Mercalli , originariamente proposta da Giuseppe Mercalli nel 1902 è stata successivamente modificata e prende il nome di scala MCS (Mercalli, Cancani, Sieberg).Essa classifica gli effetti macroscopici sulle cose e sul territorio e i fenomeni avvertiti dalle persone.
La magnitudo Richter (Ml) è misurata a partire dallo spostamento del terreno registrato dai sismografi, comparato allo spostamento prodotto da un terremoto campione in scala logaritmica, cosicché tra un grado Richter e il successivo lo spostamento del terreno aumenta di 10 volte, mentre, l'energia rilasciata dal sisma aumenta di circa 32 volte. La magnitudo Richter non è direttamente correlabile alla scala Mercalli, poiché gli effetti di un terremoto sull'ambiente non dipendono solo dall'energia liberata, ma anche dalla profondità del sisma e dalla struttura dei suoli e dei manufatti. Per i terremoti più intensi si utilizza la magnitudo del momento sismico (Mw) che si esprime in scala logaritmica a partire dal momento sismico. La scala Mw è stata definita in maniera tale da coincidere con la scala Richter per i terremoti inferiori a magnitudo 6-7.

Scala Mercalli

La scala Mercalli è una scala che misura gli effetti di un terremoto sulle persone o sulle cose. Deriva dal nome di Giuseppe Mercalli, sismologo e vulcanologo famoso in tutto il mondo, che nel 1902 espose alla comunità scientifica la sua prima scala formata però da 10 gradi. Successivamente due sismologi americani (Wood e Neumann) modificarono la scala Mercalli aggiungendo 2 gradi.
La scala Mercalli misura l'intensità di un terremoto, cioè i suoi effetti sui manufatti. Due terremoti di magnitudo diversa possono avere lo stessa intensità, se per esempio hanno ipocentri posti a differenti profondità, oppure si verificano in zone con una diversa antropizzazione. L'esempio classico è quello del terremoto di altissima magnitudo che però avviene in mezzo al deserto, dove non ci sono costruzioni e che potrà avere intensità minore (quindi un Grado Mercalli inferiore) rispetto ad un altro, di magnitudo inferiore che però avviene in una zona rurale densamente abitata, dove le costruzioni non sono antisismiche.



Grado
Scossa
Descrizione
I
strumentale
Non avvertito
II
leggerissima
Avvertito solo da poche persone in quiete, gli oggetti sospesi esilmente possono oscillare
III
leggera
Avvertito notevolmente da persone al chiuso, specie ai piani alti degli edifici; automobili ferme possono oscillare lievemente
IV
mediocre
Avvertito da molti all'interno di un edificio in ore diurne, all'aperto da pochi; di notte alcuni vengono destati; automobili ferme oscillano notevolmente
V
forte
Avvertito praticamente da tutti, molti destati nel sonno; crepe nei rivestimenti, oggetti rovesciati; a volte scuotimento di alberi e pali
VI
molto forte
Avvertito da tutti, molti spaventati corrono all'aperto; spostamento di mobili pesanti, caduta di intonaco e danni ai comignoli
VII
fortissima
Tutti fuggono all'aperto, danni trascurabili a edifici di buona progettazione e costruzione, da lievi a moderabili per strutture ordinarie ben costruite; avvertito da persone alla guida di automobili
VIII
rovinosa
Danni lievi a strutture antisismiche; crolli parziali in edifici ordinali; caduta di ciminiere,monumenti e colonne; ribaltamento di mobili pesanti, variazioni dell'acqua nei pozzi
IX
disastrosa
Danni a strutture antisismiche; perdita di verticalità a strutture portanti ben progettate; edifici spostati rispetto alle fondazioni; fessurazione del suolo; rottura di cavi sotterranei
X
calamitosa
Distruzione della maggior parte delle strutture in muratura; notevole fessurazione del suolo; rotaie piegate; frane notevoli in argini fluviali o ripidi pendii
XI
catasrofica
Poche strutture in muratura rimangono in piedi; distruzione di ponti; ampie fessure nel terreno; condutture sotterranee fuori uso; sprofondamenti e slittamenti del terreno in suoli molli
XII
grande catastrofe
Danneggiamento totale; onde sulla superficie del suolo; distorsione delle linee di vista e di livello; oggetti lanciati in aria

Scala Richter


La Scala Richter (o, più correttamente, la scala ML della magnitudo locale sviluppata da Charles Richter nel 1935) è un sistema usato per la valutazione dell'intensità di un terremoto. A differenza della Scala Mercalli, la scala Richter non si basa su valutazioni empiriche e quindi su effetti provocati o sensazioni: essa non ha divisioni in gradi. La valutazione dell'energia liberata dal terremoto esaminato è confrontata con un indice, chiamato magnitudo, calcolato rapportando il logaritmo in base dieci dell'ampiezza massima di una scossa e paragonato al logaritmo di una scossa campione. Lo zero della scala equivale ad una energia liberata pari a 1 chilogrammo di dinamite, o circa 4*106 J. In pratica la scala non fa altro che paragonare l'energia liberata dal sisma a un'equivalente ed ipotetica esplosione di dinamite nel sottosuolo.
Sviluppata nel 1935 da Charles Richter in collaborazione con Beno Gutemberg, entrambi del California Institute of Technology, la scala era stata elaborata originariamente solo per essere usata in una particolare area della California, e solo su sismogrammi registrati da uno strumento particolare, il sismografo a torsione di Wood-Anderson. Richter usò inizialmente valori arrotondati al più vicino quarto di magnitudine, ma in seguito si usarono i decimi di magnitudine. L'ispirazione per questa tecnica fu la scala delle magnitudini apparenti usata in astronomia per descrivere la luminosità delle stelle e di altri oggetti celesti. Richter scelse arbitrariamente una magnitudine zero per un terremoto che mostri uno spostamento massimo di un micrometro sul sismografo di Wood-Anderson, se posto a 100 km di distanza dall'epicentro del terremoto, cioè più debole di quanto si potesse registrare all'epoca. Questa scelta permetteva di evitare i numeri negativi, perlomeno con gli strumenti dell'epoca. La scala Richter però non ha alcun limite inferiore o superiore, e i sismografi moderni, molto più sensibili, registrano normalmente terremoti con magnitudini negative. Il problema maggiore della scala Richter è che i valori sono solo debolmente correlati con le caratteristiche fisiche della causa dei terremoti. Inoltre, vi è un effetto di saturazione verso le magnitudini 8,3-8,5, dovuto alla legge di scala dello spettro dei terremoti, a causa del quale i tradizionali metodi di magnitudine danno lo stesso valore per eventi che sono chiaramente differenti. All'inizio del 21° secolo, la maggior parte dei sismologi considera le tradizionali scale di magnitudini obsolete, e le ha rimpiazzate con una misura chiamata momento sismico, più direttamente relazionata con i parametri fisici del terremoto. Nel 1979 il sismologo Hiroo Kanamori, anch'egli del California Institute of Technology, propose la Moment Magnitude Scale (MW), grazie alla quale e' possibile esprimere il momento sismico in termini simili alle precedenti scale di magnitudo.
La magnitudo non va confusa con l'intensità. Tali scale, come la Rossi-Forel la scala Mercalli, sono usate per descrivere gli effetti del terremoto. L'intensità dipende dalle condizioni locali (presenza e tipo di costruzioni, distanza dall'epicentro, etc.) e non è una misura della grandezza di un terremoto. Per esempio, un terremoto di uguale magnitudo può avere intensità diversa se avviene in pieno deserto (dove nessuno può avvertirlo), oppure in un centro abitato (dove può provocare danni e vittime).
Eventi con magnitudo di 4,5 o più grande sono abbastanza forti da essere registrati dai sismografi di tutto il mondo. I terremoti più grandi registrati sono di magnitudo 8 o 9 ed avvengono con frequenza di circa uno all'anno. Il più grande mai registrato avvenne il 22 maggio 1960 in Cile, ed ebbe una magnitudo (MW) di 9,5.
La magnitudo di un terremoto misurata dalla scala Richter.
Magnitudo
 Effetti sisma
Meno di 3.5
Generalmente non sentita, ma registrata
3.5 - 5.4
Spesso sentita, ma raramente causa di danni
Sotto 6.0
Al massimo lievi danni a solidi edifici
6.1 – 6.9
Può arrivare ad essere distruttiva in aree di quasi 100 km, attraversando anche zone abitate
7.0 – 7.9
Terremoto maggiore. Causa seri danni su grandi aree
8 o maggiore
Grande terremoto. Può causare seri danni su vaste aree di svariate centinaia di km