Si possono prevedere i terremoti?
In un anno si verificano un milione di scosse di terremoto e vi sono zone in cui la sismicità è più intensa e frequente che in altre. Se si volesse intendere la precisione del tempo, dell’intensità e del luogo in cui si verificherà il sisma, ciò è assolutamente impossibile (o quasi).
Tra scienza e mistero
Cronache anche molto antiche riferiscono di pretese previsioni di terremoti da parte di esperti, attraverso l’analisi di fenomeni naturali che oggi vengono ritenuti poco significativi: molto probabilmente non si trattò di previsioni vere e proprie, ma solo di coincidenze fortuite. Di recente però la previsione sistematica e razionale dei terremoti è uscita dalla sfera della magia e della approssimazione per entrare in quella della sperimentazione scientifica ottenendo anche qualche discreto successo. Chiarito che l’analisi di alcuni fenomeni fisici come il ripetersi regolare dei sismi in una determinata località, l’allineamento dei pianeti o il comportamento strano di alcuni animali non poteva essere utilizzata per prevedere lo scatenarsi di un sisma, si pervenne al convincimento che fosse indispensabile raccogliere sul territorio dati fisici continuativi e molto precisi per centrare l’obiettivo. Fu allora varato un piano di ricerca molto particolareggiato che richiedeva misure di gravità e di conducibilità elettrica delle rocce, rilevazione di onde sismiche di minima intensità e spostamenti anche insignificanti del terreno.
La svolta degli americani
Gli Americani non solo approfondirono le indagini sul campo ma le trasferirono in laboratorio dove le rocce vennero sottoposte a forti compressioni. Si notò, in seguito a questi esperimenti, che prima che si verificasse la frattura definitiva, la roccia si dilatava per il formarsi di piccole crepe al suo interno. Questa dilatazione generava un aumento della conducibilità elettrica e un rallentamento delle onde ad alta frequenza. Gli stessi fenomeni vennero riscontrati sul territorio. Si formò quindi fra i fisici il convincimento che l’apertura di piccole fratture all’interno delle rocce avrebbe provocato l’infiltrazione di aria ed acqua con conseguente variazione di alcuni parametri fisici. L’aumento di volume delle rocce causato dalla fessurazione spiegava anche il sollevamento e l’inclinazione del terreno osservati prima del verificarsi di alcuni sismi. Si era anche notato, all’approssimarsi del terremoto, un aumento nell’aria di radon (un gas radioattivo prodotto dalla disintegrazione spontanea di alcuni metalli) la cui quantità evidentemente aumentava in seguito alla fessurazione che consentiva una più ampia fuga di questo elemento dalla roccia.
…e in Cina?
Nel 1966 i Cinesi avevano subìto due terremoti successivi che avevano creato danni incalcolabili in una regione a sud-ovest di Pechino e il presidente Chou En-lai decise di organizzare un’intensa campagna per la previsione dei terremoti nelle regioni più a rischio del Paese. L’Ufficio Sismologico Nazionale di Pechino nell’inverno del 1975 invitò gli abitanti della zona circostante il grande porto industriale di Yingkow nella Cina ad abbandonare in tutta fretta le abitazioni perché di lì a poco si sarebbe verificato un terremoto di forte intensità. La previsione si dimostrò esatta e salvò migliaia di vite umane. L’anno seguente in una regione posta a pochi kilometri di distanza furono osservati alcuni possibili segni premonitori ma, non si riuscì a dare l’allarme con tempestività. Il terremoto si verificò all’improvviso devastando un’ampia regione densamente abitata e provocando un numero di vittime che le autorità cinesi tentarono di tenere nascosto ma che presumibilmente fu di oltre 650.000 unità. Nonostante qualche successo, bisogna tuttavia riconoscere che la previsione e il controllo dei terremoti hanno dato finora risultati deludenti e contraddittori: si sono registrati casi in cui alcuni segni ritenuti premonitori non hanno dato seguito ad alcun terremoto mentre altre volte si è verificato un evento sismico di forte intensità senza che lo stesso sia stato preceduto da alcun segno premonitore. La difesa dai terremoti, per il momento, rimane quindi la prevenzione attraverso l’applicazione di norme antisismiche da osservare scrupolosamente e la creazione fra la popolazione di una vera cultura del terremoto intesa come capacità di convivere con questa manifestazione della natura senza drammi e catastrofismi. Per quanto riguarda la previsione e la prevenzione, i sismologhi di tutto il mondo si dicono ottimisti. Essi sono convinti che non è lontano il giorno in cui la popolazione sarà avvertita per tempo dell’imminenza di un terremoto e potrà portarsi all’aperto in luoghi sicuri dove, passata la scossa, potrà fare ritorno nelle proprie case (che nella maggior parte delle situazioni non avranno subito danni) e lì attendere in tutta tranquillità le consuete scosse di assestamento.
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